sabato 15 dicembre 2012

MOTIVARE ALL’APPRENDIMENTO SIGNIFICATIVO. IL COMPITO DELL’IDR E LA PROGETTAZIONE PER COMPETENZE DELL’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA



Motivazione e significatività sono due attributi fondamentali dell’apprendimento che non è frutto di automatismo. L’apprendimento è qualcosa che va oltre la semplice ritenzione dei contenuti disciplinari, è, invece, un processo complesso che attiene non solo all’oggettività delle conoscenze, ma anche alla dimensione psicologica di chi impara. In didattica l’apprendimento per essere significativo ha bisogno che si renda esplicito, a colui che impara, il senso e la motivazione del suo apprendere determinati contenuti disciplinari. L’uomo è un essere che impara solo in maniera ragionata e consapevole. In altri termini, le persone apprendono solo se ciò che stanno imparando è importante per la loro formazione e riuscita nella vita. Dunque, è la motivazione alla riuscita a spingere gli uomini verso l’impegno nel voler imparare. Il docente, quindi, deve attivare un processo educativo supportato da una didattica orientativa che indichi agli alunni direzioni di senso, per suscitare la motivazione all’apprendimento e dare significato a ciò che si impara. Ne consegue che l’insegnante di religione cattolica, ancora prima degli altri docenti, è chiamato a farsi compagno di viaggio dell’allievo, per guidarlo verso il riconoscimento del significato e del valore delle conoscenze, nella fattispecie di quelle riguardanti l’IRC. La motivazione, la passione per la conoscenza, l’autoefficacia, la consapevolezza del sé, l’orientamento, la mediazione relazionale, sono tutti fattori che incidono sulla significatività dell’apprendimento. Oggi, va preso atto che, nonostante ci sia stata un’evoluzione legislativa, la scuola italiana si caratterizza, ancora, come istituzione dei “saperi minimi”, piuttosto che realtà dei “Saperi appresi”. In questa fase di riforma della scuola italiana è significativo l’apporto sostanziale che può dare l’insegnamento della religione cattolica per superare la tendenza alla “minimizzazione” del sapere e alla perdita del senso etico dell’insegnamento. Insegnare vuol dire lasciare il segno di una presenza importante, orientativa, etica, educativa. Non s’insegna una disciplina per istruire, ma per educare al senso dell’esistenza, nell’ottica di un apprendimento per tutta la vita (cfr. J. Delors). Appare evidente, allora, che anche l’IRC è chiamata in causa per ciò che attiene lo sviluppo delle competenze degli alunni. Dunque, bisogna cominciare a pensare a una progettazione didattica dell’Insegnamento della religione cattolica per competenze. Sul concetto di competenza, attualmente, c’è una certa confusione, qui diciamo solo che la competenza non attiene semplicemente al saper fare, ma al saper essere. In altri termini, la competenza non è la capacità di saper fare delle cose o saper applicare delle conoscenze. La competenza è frutto dell’esercizio di conoscenze e abilità, questo porta le persone a essere. In sintesi, potremmo affermare, in maniera semplice, che le competenze sono le “le potenzialità” che hanno sviluppato le persone, le quali in contesti non noti, poi, sanno mettere in essere azioni, trovare soluzioni, affrontare situazioni insolubili, costruire e realizzare. Appare chiaro, allora, che nell’attuale contesto scolastico l’IRC trova diritto di cittadinanza, non solo perché lo prevede la legge, ma, principalmente, per motivi pedagogici. In altre parole, l’insegnamento della religione cattolica trova la sua giusta collocazione a scuola perché s’inserisce nel solco di un processo didattico progettato a partire dai traguardi educativi che gli alunni devono conseguire per lo sviluppo delle competenze. Cosa significa, allora, per l’IRC contribuire alla formazione di “una testa ben fatta” (cfr. E. Morin), cioè formare persone competenti capaci di inserirsi nella società dell’informazione e della conoscenza? (cfr J. Delors)
Bisogna abbandonare una prassi didattica di tipo trasmissivo, centrata sul docente e sul sapere disciplinare, per adottare, invece, una didattica che progetta per competenze. La progettazione didattica finalizzata allo sviluppo di competenze va pensata a partire dalle persone reali che ci troviamo di fronte. Quindi, per l’IRC significa intercettare i bisogni formativi ed esistenziali che, nella specificità epistemologica dell’IRC, devono stimolare l’ideazione e la progettazione didattica per competenze. In altri termini, si tratta di progettare interventi didattici significativi e fattibili, cioè realizzabili nell’oggi del processo didattico che viene offerto a scuola. Un esempio didattico di apprendimento significativo può essere l’EAS (episodio di apprendimento situato cfr. P. Rivoltella), ovvero un’attività al centro della quale vi sia come protagonista l’alunno che apprende. In sintesi, per l’IRC progettare per competenze significa dare un contributo sostanziale alla crescita etica, morale, educativa dei cittadini del ventunesimo secolo.

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