Motivazione e
significatività sono due attributi fondamentali dell’apprendimento che non è
frutto di automatismo. L’apprendimento è qualcosa che va oltre la semplice
ritenzione dei contenuti disciplinari, è, invece, un processo complesso che
attiene non solo all’oggettività delle conoscenze, ma anche alla dimensione
psicologica di chi impara. In didattica l’apprendimento per essere
significativo ha bisogno che si renda esplicito, a colui che impara, il senso e
la motivazione del suo apprendere determinati contenuti disciplinari. L’uomo è
un essere che impara solo in maniera ragionata e consapevole. In altri termini,
le persone apprendono solo se ciò che stanno imparando è importante per la loro
formazione e riuscita nella vita. Dunque, è la motivazione alla riuscita a
spingere gli uomini verso l’impegno nel voler imparare. Il docente, quindi,
deve attivare un processo educativo supportato da una didattica orientativa che
indichi agli alunni direzioni di senso, per suscitare la motivazione
all’apprendimento e dare significato a ciò che si impara. Ne consegue che l’insegnante
di religione cattolica, ancora prima degli altri docenti, è chiamato a farsi
compagno di viaggio dell’allievo, per guidarlo verso il riconoscimento del
significato e del valore delle conoscenze, nella fattispecie di quelle riguardanti
l’IRC. La motivazione, la passione per la conoscenza, l’autoefficacia, la
consapevolezza del sé, l’orientamento, la mediazione relazionale, sono tutti
fattori che incidono sulla significatività dell’apprendimento. Oggi, va preso
atto che, nonostante ci sia stata un’evoluzione legislativa, la scuola italiana
si caratterizza, ancora, come istituzione dei “saperi minimi”, piuttosto che
realtà dei “Saperi appresi”. In questa fase di riforma della scuola italiana è
significativo l’apporto sostanziale che può dare l’insegnamento della religione
cattolica per superare la tendenza alla “minimizzazione” del sapere e alla
perdita del senso etico dell’insegnamento. Insegnare vuol dire lasciare il
segno di una presenza importante, orientativa, etica, educativa. Non s’insegna
una disciplina per istruire, ma per educare al senso dell’esistenza,
nell’ottica di un apprendimento per tutta la vita (cfr. J. Delors). Appare
evidente, allora, che anche l’IRC è chiamata in causa per ciò che attiene lo
sviluppo delle competenze degli alunni. Dunque, bisogna cominciare a pensare a
una progettazione didattica dell’Insegnamento della religione cattolica per
competenze. Sul concetto di competenza, attualmente, c’è una certa confusione,
qui diciamo solo che la competenza non attiene semplicemente al saper fare, ma
al saper essere. In altri termini, la competenza non è la capacità di saper
fare delle cose o saper applicare delle conoscenze. La competenza è frutto
dell’esercizio di conoscenze e abilità, questo porta le persone a essere. In
sintesi, potremmo affermare, in maniera semplice, che le competenze sono le “le
potenzialità” che hanno sviluppato le persone, le quali in contesti non noti,
poi, sanno mettere in essere azioni, trovare soluzioni, affrontare situazioni
insolubili, costruire e realizzare. Appare chiaro, allora, che nell’attuale
contesto scolastico l’IRC trova diritto di cittadinanza, non solo perché lo
prevede la legge, ma, principalmente, per motivi pedagogici. In altre parole, l’insegnamento
della religione cattolica trova la sua giusta collocazione a scuola perché s’inserisce
nel solco di un processo didattico progettato a partire dai traguardi educativi
che gli alunni devono conseguire per lo sviluppo delle competenze. Cosa
significa, allora, per l’IRC contribuire alla formazione di “una testa ben
fatta” (cfr. E. Morin), cioè formare persone competenti capaci di inserirsi
nella società dell’informazione e della conoscenza? (cfr J. Delors)
Bisogna abbandonare una
prassi didattica di tipo trasmissivo, centrata sul docente e sul sapere
disciplinare, per adottare, invece, una didattica che progetta per competenze.
La progettazione didattica finalizzata allo sviluppo di competenze va pensata a
partire dalle persone reali che ci troviamo di fronte. Quindi, per l’IRC
significa intercettare i bisogni formativi ed esistenziali che, nella specificità
epistemologica dell’IRC, devono stimolare l’ideazione e la progettazione
didattica per competenze. In altri termini, si tratta di progettare interventi
didattici significativi e fattibili, cioè realizzabili nell’oggi del processo
didattico che viene offerto a scuola. Un esempio didattico di apprendimento
significativo può essere l’EAS (episodio di apprendimento situato cfr. P.
Rivoltella), ovvero un’attività al centro della quale vi sia come protagonista
l’alunno che apprende. In sintesi, per l’IRC progettare per competenze
significa dare un contributo sostanziale alla crescita etica, morale, educativa
dei cittadini del ventunesimo secolo.
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