venerdì 4 aprile 2014

LA COSTRUZIONE DI UNA BUONA RELAZIONE EDUCATIVA A SCUOLA

La scuola è un luogo primario dove si costruiscono relazioni educative, finalizzate all’implementazione di percorsi per un apprendimento significativo. L’insegnante a scuola è un maestro che deve indicare direzioni di senso per educare alla vita. Questo processo educativo si esplica all’interno di una relazione significativa tra l’educatore e gli allievi, infatti, non ci può essere educazione buona senza una significativa relazione. L’insegnante per educare deve donare qualcosa di se stesso, ne consegue per l’educatore un’assunzione di responsabilità, un atteggiamento di gratuità e un esercizio sapienziale. L’educazione non è un processo unidirezionale, gli attori, docenti e alunni, vivono all’interno di un sistema, famiglia-scuola-società, che deve qualificarsi sempre di più come “comunità educante” secondo il paradigma del “sistema formativo integrato”. La scuola come parte di una “comunità educante” deve presentare la conoscenza non come sequela ma come realtà che dipana a percorsi di umanità e di amore per la costruzione dell’identità culturale, etica, religiosa, politica e sociale. Gli educatori all’interno di un sistema-scuola, integrato, inclusivo e integrante, sono chiamati ad apprendere l’arte d’insegnare, di sapersi relazionare, di saper ascoltare, di saper amare i propri studenti e il proprio ambiente di lavoro. Cordialità e sorriso nella carità devono rappresentare i punti fermi dell’agire didattico del docente di oggi, chiamato a gestire dinamiche educative complesse all’interno di un sistema-scuola complesso. Egli è invitato a fare in modo che si passi dalla complessità delle dinamiche educative e socio-relazionali alla “semplessità” dell’atto educativo e didattico che non vuol dire semplificazione e minimizzazione dei contenuti e degli obiettivi. Si tratta, invece, di creare le condizioni migliori perché sia agevole il processo di apprendimento. Con altre parole, la semplessità comporta la creazione di occasioni di apprendimento progettate secondo la logica dell’individualizzazione e della personalizzazione. Oggi si fatica a riconoscere la scuola come luogo di vita dove gli studenti possono fare esperienza vitale, un luogo dove ci si va volentieri perché realtà significativa per la vita. Si chiede alla scuola di essere sistema di relazioni, attenta alla persona e alla storia personale di ogni alunno, realtà che sa interpretare e facilitare il processo di crescita, quindi una comunità capace di orientare gli studenti tracciando traiettorie per l’avvio a percorsi di conoscenza e inserimento nella società. Di conseguenza per l’agire didattico è importante:
-          sostenere i bisogni educativi e formativi degli alunni;
-          capire e prevedere la giusta distanza nel rapporto educativo;
-          promuovere l’autonomia e la responsabilità;
-          individualizzare e personalizzare i percorsi di apprendimento;
-          promuovere l’accoglienza e l’inclusività, affinchè la scuola sia di “tutti e di ciascuno”.

In un tale contesto all’insegnante è chiesta competenza culturale, pedagogica-didattica, psicologica. A livello culturale si chiede la capacità di sapere adattare i contenuti disciplinari al contesto di riferimento e ai destinatari dell’intervento formativo; la competenza pedagogica-didattica vuole un docente che abbia contezza e padronanza delle metodologie didattiche e pedagogiche da utilizzare nell’azione educativa; la dimensione psicologica attiene al saper essere capace di entrare in relazione con lo studente in un rapporto empatico, vuol dire saper cogliere il bisogno educativo, emotivo e affettivo dell’alunno. Una riflessione critica e attenta ci fa prendere consapevolezza che l’apprendimento è faticoso ma anche l’insegnamento implica delle difficoltà e delle fatiche che se non sono gestite opportunamente può condurre all’attivazione di un circolo vizioso dove ci si fa del male. Allora, ci pare importante sottolineare che bisogna recuperare il giusto legame tra conoscenza-educazione-affettività, all’interno di una relazione significativa tra docente e allievo che deve condurre a un’esperienza importante perché emotivamente coinvolgente, di conseguenza l’apprendimento diventa significativo perché mi cambia dentro, perché lascia nell’alunno il segno di un’esperienza emotivamente coinvolgente. L’insegnante a scuola prima ancora di gestire conoscenze è chiamato a gestire relazioni, la sua professionalità è di tipo relazionale. La relazione implica reciprocità che nell’atto educativo significa capacità di donarsi agli alunni attraverso l’azione didattica ma anche ricevere dagli alunni gli stimoli per continuare a essere un punto fermo nell’indicare la strada verso la meta dello sviluppo delle competenze necessarie per inserirsi nella società della conoscenza.

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