La
scuola è un luogo primario dove si costruiscono relazioni educative,
finalizzate all’implementazione di percorsi per un apprendimento significativo.
L’insegnante a scuola è un maestro che deve indicare direzioni di senso per
educare alla vita. Questo processo educativo si esplica all’interno di una
relazione significativa tra l’educatore e gli allievi, infatti, non ci può
essere educazione buona senza una significativa relazione. L’insegnante per
educare deve donare qualcosa di se stesso, ne consegue per l’educatore
un’assunzione di responsabilità, un atteggiamento di gratuità e un esercizio
sapienziale. L’educazione non è un processo unidirezionale, gli attori, docenti
e alunni, vivono all’interno di un sistema, famiglia-scuola-società, che deve
qualificarsi sempre di più come “comunità educante” secondo il paradigma del
“sistema formativo integrato”. La scuola come parte di una “comunità educante”
deve presentare la conoscenza non come sequela ma come realtà che dipana a
percorsi di umanità e di amore per la costruzione dell’identità culturale,
etica, religiosa, politica e sociale. Gli educatori all’interno di un sistema-scuola,
integrato, inclusivo e integrante, sono chiamati ad apprendere l’arte
d’insegnare, di sapersi relazionare, di saper ascoltare, di saper amare i propri
studenti e il proprio ambiente di lavoro. Cordialità e sorriso nella carità
devono rappresentare i punti fermi dell’agire didattico del docente di oggi,
chiamato a gestire dinamiche educative complesse all’interno di un
sistema-scuola complesso. Egli è invitato a fare in modo che si passi dalla
complessità delle dinamiche educative e socio-relazionali alla “semplessità”
dell’atto educativo e didattico che non vuol dire semplificazione e
minimizzazione dei contenuti e degli obiettivi. Si tratta, invece, di creare le
condizioni migliori perché sia agevole il processo di apprendimento. Con altre
parole, la semplessità comporta la creazione di occasioni di apprendimento
progettate secondo la logica dell’individualizzazione e della personalizzazione.
Oggi si fatica a riconoscere la scuola come luogo di vita dove gli studenti
possono fare esperienza vitale, un luogo dove ci si va volentieri perché realtà
significativa per la vita. Si chiede alla scuola di essere sistema di relazioni,
attenta alla persona e alla storia personale di ogni alunno, realtà che sa
interpretare e facilitare il processo di crescita, quindi una comunità capace
di orientare gli studenti tracciando traiettorie per l’avvio a percorsi di
conoscenza e inserimento nella società. Di conseguenza per l’agire didattico è
importante:
-
sostenere i
bisogni educativi e formativi degli alunni;
-
capire e
prevedere la giusta distanza nel rapporto educativo;
-
promuovere
l’autonomia e la responsabilità;
-
individualizzare
e personalizzare i percorsi di apprendimento;
-
promuovere
l’accoglienza e l’inclusività, affinchè la scuola sia di “tutti e di ciascuno”.
In un tale contesto all’insegnante è chiesta
competenza culturale, pedagogica-didattica, psicologica. A livello culturale si
chiede la capacità di sapere adattare i contenuti disciplinari al contesto di
riferimento e ai destinatari dell’intervento formativo; la competenza
pedagogica-didattica vuole un docente che abbia contezza e padronanza delle
metodologie didattiche e pedagogiche da utilizzare nell’azione educativa; la
dimensione psicologica attiene al saper essere capace di entrare in relazione
con lo studente in un rapporto empatico, vuol dire saper cogliere il bisogno
educativo, emotivo e affettivo dell’alunno. Una riflessione critica e attenta
ci fa prendere consapevolezza che l’apprendimento è faticoso ma anche
l’insegnamento implica delle difficoltà e delle fatiche che se non sono gestite
opportunamente può condurre all’attivazione di un circolo vizioso dove ci si fa
del male. Allora, ci pare importante sottolineare che bisogna recuperare il
giusto legame tra conoscenza-educazione-affettività, all’interno di una
relazione significativa tra docente e allievo che deve condurre a un’esperienza
importante perché emotivamente coinvolgente, di conseguenza l’apprendimento
diventa significativo perché mi cambia dentro, perché lascia nell’alunno il
segno di un’esperienza emotivamente coinvolgente. L’insegnante a scuola prima
ancora di gestire conoscenze è chiamato a gestire relazioni, la sua
professionalità è di tipo relazionale. La relazione implica reciprocità che
nell’atto educativo significa capacità di donarsi agli alunni attraverso
l’azione didattica ma anche ricevere dagli alunni gli stimoli per continuare a
essere un punto fermo nell’indicare la strada verso la meta dello sviluppo
delle competenze necessarie per inserirsi nella società della conoscenza.
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